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  1. Franzus
     
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    Marinaio

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    CITAZIONE (Demone del Labirinto @ 29/6/2018, 10:47) 
    Bhe ma vuoi mettere un conte ad un renzi?
    Almeno conte non ha fatto nel g7 nessuna gaffe o errore.

    A proposito di gaffe: http://espresso.repubblica.it/palazzo/2018...ridono-1.324459
    " Lei non sa chi sono io!" :patpat:

    CITAZIONE
    C'entra*.

    Il fatto che il mercato del lavoro non riesca ad assorbirli non è un problema dell'università ma di un mercato del lavoro eccessivamente spostato verso ingegneria, matematica, statistica e materie economiche.

    Il dato che evidenziavo io è che in Italia c'è una percentuale di laureati nettamente inferiore al resto d'Europa e che quindi il 30% italiano rispetto alla media europea è un dato basso in termini assoluti.

    I dati vanno compresi, non interpretati.

    A parte l'insopportabile pedanteria nel correggere un refuso, ti vorrei far notare che è assolutamente un problema dell'università (e in generale delle istituzioni scolastiche) dare delle prospettive lavorative ai propri studenti. E il mercato del lavoro se ne sbatte di dover giustificare lo squilibrio di laureati in informatica / matematica / statistica eccetera (anche perché, tra l'altro, non è un'entità monolitica): semplicemente da una parte ci sono pochi laureati con queste competenze, dall'altra una forte necessità delle aziende di sfruttare le abilità in quei campi per migliorarsi.

    Nel caso delle materie umanistiche invece c'è un surplus di laureati a fronte di un numero limitato di professioni che richiedono quelle competenze.

    Solo in italia vedo questa specie di pensiero alla rovescia per cui la scuola dovrebbe essere del tutto avulsa dalle necessità della società che la circonda, con la conseguenza poi di vedere questa disconnessione tra il mondo accademico e quello lavorativo.



    Parlando poi dei dati: un dato è che abbiamo meno laureati che nel resto dell'Europa, e questo per esempio è dovuto al fatto che in Italia, con un tessuto produttivo formato soprattutto da PMI, i laureati non vengono valorizzati come altrove, mentre gradi di istruzione superiori alla laurea non vengono considerati e anzi possono diventare un handicap. Questo vuol dire meno possibilità di carriera e stipendi più bassi rispetto ai colleghi Europei.
    Naturalmente ci sono anche altri fattori, come quello psicologico della sfiducia nel valore della laurea (esagerata, nonostante le osservazioni sopra), o la difficoltà di molti corsi di studio che tendono a rendere difficile laurearsi nei tempi prestabiliti e portano molti studenti ad abbandonare il proprio corso, o la bassa spesa pubblica destinata alla ricerca.


    Un altro dato, diverso e che va quindi letto nel contesto italiano, è che dei pochi laureati che abbiamo, un numero sovrabbondante, in termini relativi, proviene da lauree umanistiche. E il fatto che questo crei dei problemi non è un interpretazione, ma un dato di fatto, testimoniato dai livelli di impiego dei vari settori di studio: la percentuale di laureati umanistici impiegati (mi sembra che il dato sia a 1 anno dalla laurea) è di 10 punti inferiore dei laureati in scienze di base (fisica/ chimica / biologia) che a loro volta perdono 10 punti rispetto agli ingegneri e agli statistici.

    Quindi da una parte abbiamo il problema dei pochi laureati, dall'altra abbiamo il problema che all'interno di questi pochi laureati, un numero eccessivo si laurea in materie che sono poco utili a trovare un lavoro.

    *se ci sono refusi mi scuso con i lettori suscettibili.
     
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5621 replies since 24/1/2008, 20:53   105934 views
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