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Come suggerito dall'autore del topic, lascio un commento anche qui.
Ho recuperato la serie nei giorni scorsi e mi annovero tra coloro che l'hanno apprezzata. Non conoscendolo granché, non posso certo definirmi fan di Zerocalcare e, probabilmente, il termine capolavoro è un po' esagerato nel caso di Strappare lungo i bordi. Però devo riconoscere che qualcosa da dire ce l'ha, il che può sembrare poco, ma non lo è affatto. Di storie ne sono state raccontate di tutti i tipi, da tutte le angolazioni e su tutti i temi possibili, quindi dimostrarsi capaci di dire qualcosa di originale o quantomeno di dirlo in modo originale, è un pregio niente affatto scontato.
Della serie ho apprezzato la durata degli episodi in primis, perché ha contribuito a mantenere la visione snella e vivace, senza appesantirla inutilmente per fare proprio un timing più serioso/autoreferenziale, il che immagino sia sempre una tentazione forte per un autore. Ho apprezzato in particolare la dicotomia tra lo spirito spartano e meno sofisticato che di solito si attribuisce a chi vive nelle periferie e le riflessioni a tratti profonde del protagonista. Riesce a trasmettere il senso di una realtà vissuta al di là delle sovrastrutture educativo-culturali che plasmano ognuno di noi ed è uno specchio piuttosto realistico della condizione dei trentenni/quarantenni della nostra epoca, sempre in bilico tra una sensazione di inadeguatezza, nichilismo e rassegnazione di fronte a prospettive lavorativo-esistenziali spesso non delle più rosee. In particolare nel paragone con le generazioni precedenti. Insomma, 'sta cosa della generazione più istruita ma peggio pagata di sempre io ce l'ho vista in più di un passaggio, non so se sia uno dei temi ricorrenti della narrazione dell'autore. Anche il modo in cui è stato trattato il tema del suicidio l'ho trovato convincente e sobrio al punto giusto, perché è un po' malinconico, ma al tempo stesso non c'è nessun giudizio sul tema, né di condanna, né di trionfale celebrazione. Purtroppo noi viviamo in un tempo in cui tutto diventa battaglia ideologica, senza che esista un'autentica riflessione profonda sulle cose che dimostri una certa autonomia di pensiero, ma ci limitiamo ad affidarci a quello sviluppato da altri e ci incaselliamo in quelle categorie, come se non avessimo tempo da perdere a sviluppare una sensibilità nostra su certi temi.
Ho letto che c'è stata una polemica sull'eccessiva romanità di Zerocalcare ed è praticamente l'unica cosa che abbia mai letto sulla serie. Devo dire che non so nemmeno bene come commentarla, perché mi sembra piuttosto sterile. Non dico demenziale, perché sono sicuro ci sia un'elaborata riflessione dietro, anche se, purtroppo, al momento mi sfugge quale possa essere.
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